Longobardi in Italia: i luoghi del potere


Il Sito Unesco “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” è costituito da fortezze, antiche chiese ed affascinanti monasteri lungo tutta la penisola italiana: il sublime Tempietto Longobardo a Cividale del Friuli (Udine), dove si costituisce il primo ducato longobardo; il complesso monastico di San Salvatore e Santa Giulia a Brescia, che attesta il sostegno longobardo al movimento monastico; il castrum di Castelseprio-Torba (Varese), con le rovine delle fortificazioni; il Tempietto del Clitunno a Campello (Perugia), di altissimo livello artistico, preso a modello dai maestri rinascimentali; la Basilica di San Salvatore a Spoleto, capolavoro d’architettura sacra; la Chiesa di Santa Sofia a Benevento, con i celebri cicli pittorici; il Santuario Garganico di San Michele a Monte Sant’Angelo, massima espressione in Italia del culto dell’Arcangelo ed esempio per il resto d’Europa (nel 709 in Normandia fu consacrato il santuario di Mont-Saint-Michel, su una piccola altura nel cuore di un’immensa baia periodicamente invasa dalla marea, ancora oggi un luogo molto suggestivo che richiama visitatori da tutto il mondo).

Queste straordinarie architetture rappresentano l’emblema del regno longobardo in Italia, una testimonianza esemplare della sintesi culturale ed artistica che ebbe luogo in Italia dal VI all’VIII secolo tra la tradizione romana, la spiritualità Cristiana, le influenze bizantine e i valori mutuati dal mondo germanico. La stessa sintesi segna la transizione tra l’Antichità e il Medio Evo europeo.

I Longobardi erano un popolo di origine germanica che si era convertito al cristianesimo e che in Italia attuò un processo di integrazione sul territorio unito all’inserimento di una serie di novità di matrice germanica. Le loro produzioni artistiche furono segnate dalla continuità, per via del ricorso ai modelli e alle maestranze della tradizione romano-bizantina, ma anche dall’innovazione, perché gli apparati decorativi dell’intervento longobardo furono il risultato di una nuova combinazione di quelle tecniche e di quei modelli.

Una delle manifestazioni pratiche di tale fenomeno di integrazione e sintesi fu l’uso che i Longobardi fecero dei resti antichi, il reimpiego di materiali lapidei e architettonici più antichi derivanti da necropoli o edifici abbandonati, soprattutto di epoca romana. Nei luoghi dove si insediarono si trovavano molte risorse di questo tipo e i Longobardi procedettero al riuso a volte in modo conservativo rispetto alla funzionalità, come nel castrum di Castelseprio in cui riutilizzarono le strutture della fortificazione per la medesima funzione, a volte in modo innovativo, come nel caso dell’utilizzo delle antiche lastre marmoree del Tempietto di Cividale del Friuli, poste a pavimentazione del presbiterio.

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